La festa di santa Margherita
Si tratta di s. Margherita, originaria di Antiochia, martirizzata verso la metà del secolo III, durante la persecuzione di Diocleziano. La sua festa cade il 20 luglio, ma la celebrazione solenne viene trasportata alla domenica seguente, quest'anno ebbe una riuscita particolarmente festosa per l'accurata preparazione del coro e per la presenza del Decano del Borgo.
Ecco il giudizio di uno fra i tanti presenti alla festa.
« I nostri antenati erano certo meno sofisticati, certuni direbbero più rozzi di noi. Avevano però uno spiccato, innato senso della bellezza della natura e del paesaggio e sapevano trovare e scegliere i posti migliori e più suggestivi per costruire chiese o cappelle, allo scopo di onorare Dio, esprimere la loro devozione alla Madonna o a qualche Santo e testimoniare in tal modo la loro fede semplice ma profonda.
La pittoresca chiesetta di s. Margherita è un esempio quanto mai pertinente e illuminante di questa equilibrata compenetrazione di religiosità e apprezzamento del bello. Costruita prima del 1270 su un verde declivo del Civerone, secondo i dettami della tradizionale edilizia chiesastica valsuganese -- tetto a ripidi spioventi -- conserva intatto -- grazie ai lavori di restauro eseguiti alcuni anni fa -- l'armonioso e snello protiro rinascimentale e meno intatti, purtroppo, ma ancora meravigliosamente vivi gli affreschi cinquecenteschi di Lorenzo Naurizio. Una stupenda visione della valle e dei monti che la circondano si offre a chi si affaccia al muretto che delimita la spianata su cui sorge la chiesa. Ai suoi piedi pare sorgesse Castelnovo prima che i Vicentini lo distrussero, costringendo i superstiti a ricostruire il loro paese sulla riva sinistra della Brenta. Alla chiesetta, che era una volta affidata alla custodia di un eremita, gli abitanti di Castelnovo sono rimasti sempre molto affezionati.
Anche quest'anno essi sono saliti in gran numero nel giorno di domenica 23 luglio, a celebrare la festa della Santa. A chi ha partecipato alla Messa e sembrato che uno spirito nuovo li animava. Spirito nuovo tradotto in un atteggiamento di seria partecipazione al rito e riflesso in un'atmosfera di ansia di rinnovamento ancorato alle tradizioni dei loro padri. Un atteggiamento che corrisponde perfettamente a ciò che il Decano del Borgo esponeva nella sua omelia a proposito del momento che attraversa la Chiesa tra le tendenze di chi la vuole progressista a oltranza e di chi la vuole ferma e immobile, dimenticando che il vecchio e il nuovo non sono che fasi temporanee e transeunti della faticosa e procellosa navigazione della navicella di Pietro. Essa infatti punta verso rive che non sono di questo mondo. Chi non è pronto a seguire tale rotta corre il tremendo rischio di smarrire la retta via e trovarsi solo, se non addirittura di fare naufragio ››.
T. G.
Voci amiche ago 1972 o apr 1973?
La sagra di S. Margherita del 1923
Da un ritaglio di giornale dell'epoca, riportiamo la descrizione della sagra di S. Margherita del 1923.
La chiesetta di S. Margherita, la vetusta curaziale situata su d'un poggio alla destra del Brenta, fu sempre tenuta in grande venerazione dal popolo divoto che vi accorreva fiducioso in occasione di pubbliche calamità e ogni anno nella domenica seguente alla festa dell'antica titolare saliva in massa per prostrarsi riverente davanti al simulacro della santa e chiedere protezione e conforto. Ma la guerra vi aveva lasciate tracce terribili del suo passaggio.
Distrutti o asportati i mobili, abbattuto in gran parte l'altare, demolito il tetto, non restavano che le nude pareti. La statua della santa però veniva preservata dalla rovina: ignoti soldati - Dio li benedica! - l'avevano trasportata nel presbiterio dell'arcipretale del Borgo, donde fu poi riportata in paese dai profughi rimpatriati.
Malgrado lo stato compassionevole della chiesetta, questa buona gente non voleva per nessun patto rinunziare alla tradizionale festa, e ogni anno, acconciato alla meno peggio lo stroncato altare e coperto il soffitto con rame del vicino bosco, si trasportava il caro simulacro a spalle di quattro robusti giovani alternatisi con altri quattro e tutto il popolo si portava processionalmente lassù. La statua si adagiava alla meglio sulle macerie dell'altare e le funzioni si svolgevano in santa letizia al coperto scoperto che rammemorava la veste di Bertoldo. La sera poi il devoto corteo riportava la statua in paese.
I susseguiti lavori di restauro avevano portato alla copertura della chiesa e alla rimessa del soffitto in greggio, ma da tre anni circa ogni lavoro vi era sospeso per le solite burocratiche stiracchiature dell'Ente liquidatore.
Allora si trovò in paese la forza di tagliar corto a tante lungaggini e di assumersi in testa propria gli ulteriori lavori limitati al decoro interno della chiesa, con riserva naturalmente di rifusione delle spese da chi di dovere. Fede di popolo, tenacia di volontà, concordia di animi fruttò quello che tre mesi addietro non si sarebbe sognato: l'altare rimesso a nuovo e ornato di artistica nicchia, rifatto il pavimento, approntati i banchi, soffitto e pavimenti tirati all'ultima mano.
E ieri questo popolo credente trasportava in divota e ordinata processione la statua della santa patrona per collocarla definitivamente, previa rituale riconciliazione della chiesa profanata durante la guerra. A rendere più solenne e memoranda la cara funzione contribuì degnamente la brava Banda sociale di Scurelle che diè prova di non comune valentia. Vi fu pure trasportato e rimesso nella sua nicchietta il veneratissimo simulacro della vecchia Madonnina, che si era pure sottratta provvidenzialmente al vandalismo del furore bellico, e che nel primo anno di guerra le madri e le spose angosciate avevano coperto di preziosi vezzi votivi per impetrare incolumità ai loro cari chiamati sotto le armi. Era una commozione generale, resa più sensibile dalle toccanti armonie degli strumenti musicali. I vecchi, non potendo seguire il corteo per l'erta del colle, l'accompagnarono coll'occhio molle di pianto e davano un ultimo accorato saluto alla cara Madonnina, alla dolce patrona. Fu una giornata indimenticabile, impreziosita da numerosa accorrenza ai santi Sacramenti e per nulla turbata da quegli incresciosi incidenti che non di rado funestano le sagre di paese. Lode sincera a quanti concorsero alla buona riuscita della festa, in particolare al sig. Luigi Denicolò, zelante fabbriciere, che fu l'anima di tutto quanto si riferiva agli accennati lavori di restauro e all'organizzazione della festa; nonché alla signora Teresina Longo ved. Dal Castagne che seppe con magistrali tocchi di pennello e intelligenti dorature dare pregevole risalto all'artistico altare, opera del modesto e bravo intagliatore sig. Marches di Strigno.
Voci Amiche Settembre 1987
LA SAGRA DI S. MARGHERITA A CASTELNOVO
Trascrivo da «Il Nuovo Trentino» di mercoledì 29 luglio 1925 la seguente corrispondenza da Casteinovo.
27 luglio - La chiesetta di santa Margherita, la vetusta curaziale situata su di un poggio alla destra della Brenta, fu sempre tenuta grande venerazione dal popolo divoto che vi accorreva fiducioso in occasione di pubbliche calamità e ogni anno nella domenica seguente alla testa dell'antica titolare saliva in massa per prostrarsi riverente davanti al simulacro della santa, e chiederne protezione e conforto. Ma la guerra vi aveva lasciato tracce terribili del suo passaggio Distrutti o asportati i mobili, abbattutto gran parte l'altare, demolito il tetto, non restavano che le nude pareti. La statua della santa, però veniva preservata dalla rovina: ignoti soldati — Dio li benedica — l'avevano trasportata nel presbiterio della Arcipretale di Borgo, donde fu poi riportata in paese dai profughi nmpatriati Malgrado lo stato compassionevole della chiesetta, questa buona gente non voleva per nessun patto rinunziare alla tradizionale festa, e ogni anno acconciato alla meno peggio lo stroncato altare e coperto il soffitto con rame del vicin bosco, si trasportava il caro simulacro a spalle di quattro robusti giovani altemantisi con altri quattro, e tutto il popolo si portava processionalmente lassù. La statua si adagiava alla meglio sulle macerie dell'altare e le funzioni si svolgevano in santa letizia al coperto scoperto che rammentava la veste di Bertoldo. La sera poi il devoto corteo riportava la statua m paese.
I susseguiti lavori di restauro avevano Portato alla copertura della chiesa e alla rimessa del sotfitto in greggio, ma da tré anni circa ogni lavoro vi era sospeso per le solite burocratiche stiracchiature dell'Ente liquidatore.
Allora si trovò in paese la forza di tagliar corto a tante lungaggini, e di assumersi m testa propria gli ulteriori lavori limitati al decoro interno della chiesa, con riserva naturalmente dirifusione delle spese da chi di dovere.
Fede di popolo, tenacia di volontà, concordia di animi fruttò quello che tré mesi addietro non si sarebbe neanche sognato: l'altare rimesso a nuovo e ornato di artistica nicchia, rifatto il pavimento, approntati i banchi, soffitto e pavimenti tirati all'ultima mano.
E ieri questo popolo credente trasportava in divota e ordinata processione la statua della santa Patrona per collocarla definitivamente, previa rituale riconciliazione della chiesa profanata durante la guerra. A rendere più solenne e memo randa la cara funzione contribuì degnamente la brava Banda Sociale di Scurelle, che die' prova di non comune valentia.
Vi fu pure trasportato e rimesso nella sua nicchietta il veneratissimo simulacro della vecchia Madonnina, che si era pure sottratta provvidenzialmente al vandalismo del furore bellico, e che nel primo anno di guerra le madri e le spose angosciate avevano coperto di preziosi vezzi votivi per impetrare incolumità ai loro cari chiamati sotto le armi.
Era una commozione generale, resa più sensibile dalle care armonie degli strumenti musicali. I vecchi, non potendo seguire il corteo per l'erta del colle, l'accompagnarono coli'occhio molle di pianto e davano un ultimo accorato saluto alla cara Madonnina, alla dolce Patrona.
Fu una giornata indimenticabile, impreziosita da numerosa accorrenza ai santi Sacramenti, e per nulla turbata da quegl'incresciosi incidenti che non di rado funestano le sagre di paese.
Lode sincera a quanti concorsero alla buona riuscita della festa, in particolare al sign. Luigi Denicolò, zelante fabbriciere, che fu l'anima di tutto quanto si riferiva agli accennati lavori di restauro e alla organizzazione della festa; nonché alla signora Teresina Longo ved. Dal Castagne che seppe con magistrali tocchi di pennello ,e intelligenti dorature dare pregevole risalto all'artistico altare, opera del modesto e bravo intagliatore sign. Marches di Strigno.
Voci Amiche Giu 1975
Ancora sulla festa di s. Margherita
Molti «Castarnovati» non troppo giovani ricordano certamente come si svolgeva la festa di santa Margherita fino a circa venti anni fa. La vigilia era dedicata al «campanò », all'allestimento di qualche banchetto e, in casi eccezionali, della giostra nella piazza, e ai fuochi che al crepuscolo venivano accesi sulle balze del « Sasso dell'orco ».
Al mattino seguente alla processione che saliva alla chiesetta della santa Patrona partecipava compatta la popolazione del paese, tanto che molte persone non potevano trovare posto in chiesa e dovevano restare all'esterno di essa. Qualcuno - pochi per la verità - talvolta prendeva ciò a pretesto per non resistere alla tentazione di salire nella casa dei «Margariti» per gustare anzitempo un bicchiere del loro famoso «bianchetto» e magari per incominciare, con poco buon gusto, una partita a «mora». Ma la stragrande maggioranza seguiva attenta e devota le funzioni, con il coro che si faceva più che onore con la «messa speciale» che aveva preparato da lungo tempo e con un « padre » che al Vangelo pronunciava un'omelia centrata sulla vita e sulla morte di santa Margherita. Erano prediche che risentivano della moda del tempo e certamente a non pochi davano l'impressione di essere un po' troppo enfatiche e retoriche. Ora molte cose sono cambiate ed é difficile dire se ciò sia avvenuto per il meglio. C'è certamente minore partecipazione e al posto della suggestiva processione un carosello di macchine percorre la strada della « paltanella » e trasforma in parcheggio tutto esaurito il piccolo pianoro che circonda l'artistica chiesetta. Non c'è dubbio però che la Messa é seguita con più spontaneità e devozione. E che l'auditorio si fa attentissimo quando il decano di Borgo, come ormai fa da qualche anno, prende lo spunto dalla vicenda di santa Margherita per parlarci di qualcuno dei grandi problemi religiosi e morali del nostro tempo. Problemi che investono non solo la fede e la vita di ognuno di noi, ma che possono avere importanti riflessi sull'avvenire della Chiesa e del mondo. Quest'anno il tema era centrato sul cosiddetto « movimento del dissenso ››. I gruppi che a esso si ispirano sono in generale motivati da volontà di giustizia e da amore per il prossimo, ma non sembra esservi dubbio che i principi che finiscono per abbracciare siano pericolosi. La loro insistenza per dare la precedenza alla soluzione dei problemi attuali in chiave puramente sociale finisce per considerare l'uomo come centro dell'universo, negando la preminenza di Dio della cui esistenza si arriva spesso a dubitare. Scompare così il primo e più importante dei comandamenti, la religione diventa ancella della politica e della sociologia e il cristiano è indotto a dubitare del suo destino ultraterreno.
E fatale che da queste premesse si passi a mettere in dubbio, non a negare completamente, la validità del magistero della Chiesa o la sua gerarchia nata con gli Apostoli.La conclusione di tutto ciò é quindi che, pur non dimenticando di agire nei confronti dei nostri fratelli con spirito di carità e comprensione, sia anche necessario rafforzare la nostra attenzione e prudenza. Si tratta infatti di fermenti che possono essere molto pericolosi per chi crede in Cristo e nella Chiesa che ha fondato, alla quale ha affidato le nostre transeunti vite terrene.
T. G.
Restauro nella chiesetta di S. Margherita
Forse più d'uno si sarà chiesto il significato del testo latino riportato sulla lapide posta sulla parete di sinistra della chiesetta di S. Margherita. Il senso dell'iscrizione così può essere reso in italiano: «Questo tempio dedicato a S. Margherita vergine e martire è il primo insigne monumento del popolo della bassa Valsugana convcrtito alla religione di Cristo da S. Prosdocimo Vescovo di Padova e discepolo dell'apostolo Pietro. Per lungo tempo quasi cadente, ne curò il restauro il parroco Giovanbattista Dorigatti da Tesino con le offerte di Casteinovo nell'anno 1845, ne completò il restauro a maggior gloria di Dio e ad esempio delle future generazioni nell'anno 1856».
Non vi è dubbio che i Casteinovati hanno mantenuto fede all'esempio degli avi, sia nel rispetto del luogo sacro che nella devozione alla Martire, se don Malfatti - nel suo diario - così ebbe a scrivere in data 25 luglio 1920: «La chiesa di S. Margherita è priva della volta, senza porta e senza banchi, la cuspide del campanile s'è ripiegata su sé stessa. Tuttavia la popolazione espresse il desiderio di solennizzare la festa patronale (20 luglio) che si trasporta alla domenica seguente al dì festivo. Ed oggi fu soddisfatta al pio desiderio. La presidenza della Cooperativa del lavoro si assunse la mano d'opera. Fu riattato l'altare e collocatavi la pietra sacra previamente (24 corr.) consacrata dal sottoscritto per delegazione (v. Atti arch.).
Per ombreggiare la chiesa scoperchiata si disposero assi e travi da una parte all'altra e vi si adagiarono frasche (dase) e, sopra il presbiterio, drappi. Fu improvvisato un fercolo, e otto giovani robusti s'impegnarono a portare fin lassù la statua della S. Patrona. La via di accesso fu pure riattata per l'occasione dalla suddetta Cooperativa. Così si potè organizzare una divota processione e svolgere la consueta funzione anti e pomeridiana. Il popolo vi partecipò con lodevole e consolante frequenza.
Al vicino Ristoro si vendeva il vino a L. 4 il litro e la birra a ugual prezzo. Il presidente della Cooperativa è Luigi Demonte fu Girolamo. I giovani portatori: Lira Giuseppe e Vittorio di Roberto, Coradello Serafino fu Baldassare, Bombasaro Emanuele di Luigi, Debortoli Luigi fu Valentino, Andriollo Ottorino di Francesco, Venzo Angelo di Giuseppe e Brendolise Agostino fu Leonardo».
E dopo questo breve «passo indietro» diamo comunicazione che nella cappella di S. Leonardo è esposto il progetto dei lavori di restauro della chiesetta. Le offerte finora raccolte ammontano a lire 7.546.000. Attualmente non siamo in grado di poter dire quando avranno inizio i lavori, ma speriamo di poter essere più saurienti nei prossimi numeri di questo bollettino.
L.A.
Voci Amiche Lug 1989
I nostri giorni
Lavori a S. Margherita. Durante la festa di S. Margherita non pochi fedeli si saranno resi conto del precario stato della chiesetta e si saranno chiesti quando avessero preso avvio gli annunciati lavori. Ebbene, il recupero delle parti murarie dovrebbe iniziare nel corso delcorrente mese di settembre. Assegnataria dell'appalto è risultata la ditta Moleta di Meano. Essa dovrà porre mano al rifacimento del tetto e degli intonaci, al consolidamento delle fondamenta e del muretto di cinta, che sarà prolungato fino a delimitare tutta l'area di pertinenza della chiesa. Alla spesa concorrono la provincia, il comune e la parrocchia. Per quanto ci riguarda, come comunità cristiana, resta aperta la sottoscrizione per la copertura del non lieve onere finanziario.
Voci Amiche Ago-Set 1989
Ripresa dei lavori di restauro nella chiesetta di S. Margherita
Da alcuni giorni la ditta Moletta ha ripreso i lavori della nostra chiesetta di S. Margherita. Abbiamo motivo di credere che il tutto sarà ultimato per la festa che in quest'anno avrà un carattere particolare, anche per la presenza del nostro Arcivescovo che in quel periodo si troverà a trascorrere le sue ferie in Sella. Ci fa piacere il sapere che il Gruppo Alpini già nella sua ultima riunione ha preso in considerazione lo svolgimento della festa stessa. Quanto prima si riunirà anche il Comitato promotore del restauro. Per tutti si tratterà di prepararci nel modo migliore a questo appuntamento. Vorremmo affidare alla nostra S. Patrona, assieme a S. Leonardo e soprattutto alla Madonna Addolorata le sorti spirituali e civili di tutta la nostra Comunità. Pensiamo che questo dovrà awenire in due sensi: primo attraverso un rinnovamento religioso con il relativo sforzo di risalire alle origini della nostra fede tramandataci dai nostri padri. E eredità più preziosa che dovremmo trasmettere tutti insieme alle generazioni future. Vorremmo coinvolgere in questa nostra storia anche le famiglie venute di recente ad abitare nel nostro paese, anche se esse non sono digiune nella conoscenza delle nostre tradizioni, che pure il parroco va +scoprendo attraverso la lettura dei documenti. Nei documenti ripresi nelle «Memorie di Castelnovo», dal prof. don Antonio Brusamolin e dal parroco don Gio-Battista Malfatti, risulta che la chiesetta fu restaurata con offerte e prestazioni del popolo. E qui sta il secondo senso con cui dovremmo prepararci alla prossima festa. Dopo il primo slancio di entusiasmo di offerte è seguito un certo rilassamento, dovuto anche, penso, alla sospensione dei lavori. Si tratta di riprenderlo. E non c'è dubbio che tutti faranno del loro meglio. Ecco quanto scrive don G.B. Malfatti: La chiesa di Castelnovo, prima che la cappella di S. Leonardo fosse eretta a parrocchia, era quella attuale di S. Margherita che una tradizione dice essere tra le più antiche della valle. Nulla c'è di documentato circa la sua origine ma, se si pone l'erezione della cappella di S. Leonardo verso il sec. XIV, si può legittimamente affermare che la chiesa di S. Margherita deve essere stata eretta almeno nel sec. XIII. Quando il titolo di curazia passò dalla chiesa di S. Margherita a quella di S. Leonardo (inizio del sec. XVI, come appare da un documento del 1536) S. Margherita pur continuando a rimanere aperta al culto, cessò di essere luogo di pubblica officiatura e divenne invece un simpatico romitaggio. La storia ricorda parecchi nomi di eremiti che passarono la loro vita all'ombra della chiesetta e che dopo morte venivano sepolti nel sepolcro, già stato per l'addietro cimitero pubblico per i fedeli di Castelnovo. Nel 1589 fu dipinta la nicchia, istoriata dov'è la statua di S. Margherita dal pittore Lorenzo Mauricio, il quale forse dipinse pure le immagini degli Apostoli nell'antica abside che fu demolita nel 1845 a cagione dei restauri apportativi per un ingrandimento della chiesa. Nel 1782 un decreto emanato da Giuseppe II dichiarava soppressi tutti gli eremitaggi e perciò anche a S. Margherita, considerata tale, venne chiusa e chiusa rimase al culto fino al 1803 quando per le istanze del popolo si ottenne che fosse riaperta al pubblico. Nel 1845 la chiesa di S. Margherita fu restaurata con offerte e prestazioni del popolo e ampliata all'abside, essendo parroco don G.B. Dorigatti da Castel Tesino. In tale circostanza fu murata una lapide nella parete sinistra) che dice così:
Hoc Templum - Sanctae Margaritae Virgini et Martyri dicatum - Primum Insigne Monumentum Populi Inƒerioris Ausuganeae - Ad Xsti Religionem per S. Prosdocimum - Episcopum Patavinum ac Apostoli Petri Discipulum - Conversi - lam Diu Fere Ruens Anno MDCCCXLV Eleemosinis Fidelium - Castrinovi Restaurandum et Anno MDCCCLVI ad Maiorem Dei Gloriam - et Posteritatis Exemplum Perficiendum - Parochus Ioannes Baptista Dorigati Thesinensis - Curavit.
Durante la Prima Guerra Mondiale la chiesa fu duramente colpita (come pure danneggiata fu la chiesa parrocchiale di S. Leonardo) e solo nell'immediato dopoguerra fu possibile riattarla.
Voci Amiche apr 1990
Festa patronale di S. Margherita inaugurati i lavori di restauro della chiesetta sulle pendici del monte Zivaron (Civeron)
Domenica 21 luglio si è potuto celebrare la festa della santa Patrona nella sua storica chiesa recentemente restaurata a cura di un apposito comitato locale col concorso generoso della popolazione e col determinante contributo della Provincia Autonoma di Trento. La statua della santa, ospitata per oltre un anno nella parrocchiale, è stata portata a spalle da un gruppo di alpini nella devota processione partita alle 9 e guidata dall'arciprete decano del Borgo che aveva a fianco padre Beppino Venzo, missionario del P.I.M.E. e nostro concittadino.
Veramente suggestivo è stato lo svolgersi della processione lungo i tornanti della strada «paltanella››: una gran folla di donne, uomini, ragazzi, bambini, molti piccoli sulle spalle dei papà o in braccio alle mamme, raccolti e composti invocavano con le litanie e altri canti devoti la protezione celeste. Durante la s. Messa don Giorgio Hueller ha ricordato la storia di S. Margherita, ha incitato a imparare da lei l'impegno serio della fede e ha dato un sommario resoconto dei lavori eseguiti per rendere funzionale al culto la storica chiesetta. Tutti hanno notato che sono necessari ulteriori lavori di completamento all'interno dove si pensa che possano esistere tracce di antichi affreschi. Il nostro coro ha eseguito con maestria i canti liturgici della festa e ha poi rallegrato il generoso rinfresco che il nostro Gruppo Alpini ha offerto a tutti i partecipanti, fra i quali si sono notati vari compaesani convenuti anche da lontano. rie autorità provinciali avevano fatto pervenire al sindaco telegrammi di adesione, scusandosi per l'impossibilità di presenziare di persona. Quest'anno la festa di S. Margherita sarà celebrata in parrocchia, a causa dei lavori di restauro in corso nella chiesetta a Lei dedicata. E questo un giorno molto atteso dalla nostra gente che vede nella devozione alla santa le radici della nostra comunità e della sua religiosità. La sua costruzione viene datata intorno 1100. I tempi del restauro si sono alquanto allungati a causa dello scoprimento di alcuni dipinti che sono in corso di perfezionamento da parte dell'Assessorato Beni Culturali della Provincia di Trento. Tuttavia a rallegrare la festa avremo tra noi il 22 luglio la presenza del nostro Arcivescovo che con la sua parola e la sua benedizione ci aiuterà a trarre i benefici della nostra devozione alla santa Patrona.
Voci Amiche set 1991
S. MARGHERITA E I PENSIONATI
A Santa Margarita
Grazie S. Margarita par la to proteziòn
sempre riconosenti noe le saron.
Ti ne è protetti fin da tosati
grazie de còr da tutti i Casrelnavati.
Da quei lontani, da quei vizini
da quei anziani ai picenini
da quei sani, da quei malai
da quei che è soli e da quei maridài.
E Tì, che ti ghè, la vizin,
la nostra bela e cara Madonina
dighe de dàrne sempre i so doni
ma, quei che i ne fae deventar 'npoco pu boni.
E adesso nòe, tutti insieme Te dìson
a Ti che Ti sì, la Santa su a metà Zìvaron,
che Te volon tanto ben
e Te pregon de farne ancor catàr
quà tuti, stano che gen.
Santa Margarita de sti ani.
Quela l era la storia dei Olati
e par noi castelnovati ghera qualcossa in pù.
Se no ghera le steore da pagar
de sicuro la coperativa, e no ghern da scherzar
E se qualcossa 'ncora i era boni de vanzar
ghera la luganegheta per S. Margarita da comprar
A chi che ghe restava in scarsela ncora qualche lira
l'era par ndar quela sera cola sposa a bevar la bira.
E quei pori cagni che i restava senza n a lira
ghe tocava star senza luganegheta e anca senza bira.
Bisognava che i se contente solo del campanò
che par dispeto anca quelo mpareva che l ghe dighe.
"Tin ti ri napa tin ri ri bon
A ti le piume e a mi el capon. "
Ste qua no le bale ma pure verità che tanti e tanti de mie, alora amvon provà.
Quest'anno la festa di s. Margherita sarà celebrata in parrocchia, a causa dei lavori di restauro in corso nella chiesetta a Lei dedicata. E questo un giorno molto atteso dalla nostra gente che vede nella devozione alla santa le radici della nostra comunità e della sua religiosità. La sua costruzione viene datata intorno 1100. I tempi del restauro si sono alquanto allungati a causa dello scoprimento di alcuni dipinti che sono in corso di perfezionamento da parte dell'assessorato Beni Culturali della Provincia di Trento. Tuttavia a rallegrare la festa avremo tra noi il 22 luglio la presenza del nostro Arcivescovo che con la sua parola e la sua benedizione ci aiuterà a trarre i benedici della nostra devozione alla santa Patrona. La bella festa, però, è stata velata da una tristezza diffusa, a causa dell'assenza forzata del parroco don Albino Bandiera, morto improvvisamente il 2 luglio. Egli aveva zelato con grande dedizione il restauro della chiesetta. Un cordiale ringraziamento va rivolto a tutte le persone che hanno contribuito alla preziosa opera e a quanti hanno promosso la bella festa.
C.E.